About

Leandro Summo,1990. Artista visivo.
Il terreno di ricerca è circoscritto all’ambito della computer art e dell’arte elettronica che lo portano a rielaborare e sperimentare le potenzialità espressive e comunicative dei new media e di dispositivi mutuati da altri linguaggi, come quello del suono e della musica dal vivo, operando anche sull’intersezione tra arte e scienza. Risultato è che, nelle sue opere, non è ammesso individuare confini tra spazio e tempo, tra autore e fruitore, tra musica e architettura ma si è portati teleologicamente a giungere a un’esperienza percettiva unica: creare un superamento interattivo dell’espressività digitale nel quale soggetto, oggetto e la materialità delle opere o delle performance si fondono nel continuum di un multi-tasking estetico-sensoriale.
Fin dagli esordi, ha portato avanti una ricerca coerente e mirata a progetti di arte elettronica di respiro internazionale, seguendo sempre due categorie di riferimento essenziali per questo dispositivo: metamorfosi e metafora. La produzione di video installazioni, spazi immersivi e interazioni con il pubblico, evidenziano la piena volontà dell’artista di trasmigrare dall’immobilità al movimento, dall’oggetto all’immaterialità, dal compiuto al modificabile, dal silenzio al suono, dal dato fisico alla fluidità, dalla materia all’evento, dalla contemplazione alla partecipazione, dal visibile all’invisibile. Questa coerenza e qualità della ricerca lo hanno portato a guadagnare importanti riconoscimenti, grazie a collaborazioni con mostri sacri del panorama della musica elettronica e in esperienze ibride che sin dal 2014 gli faranno guadagnare il premio della critica Coge e Vezer per il GlowFestival. E’ l’anno in cui fonda “DualBit”, studio e società di produzione multimediale, per lui una breve parentesi perché, dal 2017 si concentrerà nuovamente ed esclusivamente sulla ricerca nell’ambito delle arti visive e performative contemporanee, suggellando questa ritorno con un progetto nato in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia della Puglia e il Teatro Pubblico Pugliese per il Museo MArTA di Taranto, intitolato “Ode A Taranto” e un altro – “Sounds and lights from the sacre” a Palazzo Lanfranchi di Matera – commissionato dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici della Basilicata in linea con l’esperienza “Terre e territori” installazione per la Cattedrale di Sant’Angelo dei Lombardi (Av) commissionata dal Ministero per i Beni e le Attività culturali.
Tra le esperienze internazionali, menzioni meritano il “Fiumano Fine Art – Four” di Londra nel 2016 e la partecipazione a “The Wrong-New Digital Art Biennale” a San Paulo (Brasile) nell’Homeostasis Lab Pavilion. Nel 2018 sarà all’LPM Festival all’ex Mattatoio di Roma e all’edizione europea del Maker Fair con le sue opere generate dagli impulsi elettroencefalici dei fruitori. La più recente partecipazione è nel 2019, a Matera per “Apollo Soundtrack”, un’installazione video immersiva intitolata dallo stesso nome per Brian Eno, Roger Eno & Daniel Lanois con Icebreaker, prodotta grazie al contributo del gruppo Leonardo e della società e-GEOS (Telespazio e Agenzia spaziale italiana) in collaborazione con la Fondazione Matera 2019: un mix tra arte elettronica, scienza e musica che sembrano siglare la cifra stilistica di Leandro Summo e quell’amore per la simbiosi con il teatro e la musica colta. Rivelatasi già nel 2015 con la progettazione simbiotica delle scenografie digitali per Madama Butterfly per il “Traetta Opera Festival” e “AMI Fest IV”, in collaborazione con il “Japan Apulia Festival” di Tokyo, sino alle recenti collaborazioni con grandi enti lirici come la Fondazione Lirico Sinfonica Petruzzelli e registi come Hugo De Ana, Walter Pagliaro e Giandomenico Vaccari.

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